giovedì , Marzo 28 2024

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Giornata Nazionale della Consulenza Familiare

Il 28 maggio l’evento dell’associazione Qahal al Polo Lionello

La forza dell’ascolto per superare le difficoltà. L’esperienza della pandemia ha fortemente segnato le nostre relazioni quotidiane, generando criticità e difficili momenti di cambiamento soprattutto nelle famiglie e tra i più giovani. Problematiche che si possono attraversare tramite la relazione umana, rendendo le persone stesse (la coppia, la famiglia) protagoniste del superamento delle proprie difficoltà creando un rapporto di fiducia e collaborazione.

È questo in sintesi l’obiettivo della Consulenza Familiare, un percorso socio-educativo per cui l’associazione Qahal – Centro Studi di incontro e Relazioni umane ha organizzato al Polo Lionello, in località Burchio a Figline e Incisa, un evento informativo e conoscitivo il prossimo 28 maggio dalle ore 16.00 proprio in occasione della Giornata Nazionale della Consulenza Familiare.

“L’associazione Qahal nasce a Crotone, da una ‘periferia dell’esistenza’ se vogliamo usare le parole di papa Francesco contenute nelle sue ultime encicliche – spiega la dottoressa Giulia Battigaglia – Si tratta di un centro di Consulenza Familiare che promuove l’ascolto e il sostegno, che accompagna le famiglie, la genitorialità e arriva nelle scuole. Qahal viene dal Qohelet, una parola ebraica che significa “assemblea”, da qol “voce” e ha appunto lo scopo di radunare le persone e dare loro supporto”.

Dopo il lancio dell’esperienza crotonese, la dottoressa Battigaglia, arrivata in Valdarno dalla Calabria per un dottorato di ricerca all’Università Pontificia Sophia di Loppiano, ha aperto nell’incubatore imprenditoriale del Polo Lionello il suo nuovo studio, con l’intento di fare rete sul territorio tra scuola, istituzioni e Chiesa, per offrire una nuova forma di supporto a chi ne ha bisogno. “Per questo ringrazio alcune persone che mi hanno sostenuta, in particolar modo l’assistente sociale dottoressa Paola Cibra. Il Consulente Familiare è importante perché siamo non solo in un’era post globalista ma adesso anche post pandemica, dove le fragilità sono davvero piú accentuate anche tra i ragazzi – prosegue la dottoressa – Serve perciò un intervento socio-educativo urgente, che non è prettamente di tipo clinico ma si fonda sulla relazione umana. La figura del Consulente Familiare è un professionista disciplinato dalla Legge 14 gennaio 2013, n. 4, Disposizioni in materia di professioni non organizzate ed è tenuto al segreto professionale. La Consulenza Familiare si qualifica come una ‘relazione di aiuto socio-educativa’ cioè una relazione che tende a fare della persona, della coppia o della famiglia, la protagonista del superamento delle proprie difficoltà instaurando un rapporto di fiducia e collaborazione affinché con le proprie risorse interne ed esterne superi il momento di disagio. Fa parte della AICCeF, Associazione Italiana per Consulenti Coniugali e Familiari fondata nel 1977 e si tratta di un’associazione professionale iscritta al Mise che tutela appunto i “Consulenti Familiari”.

In altre parole il Consulente Familiare è un professionista formato con metodologie specifiche che accompagna le persone alla scoperta di un nuovo equilibrio durante quelli che possono essere eventi critici. Il Consulente Familiare sostiene la famiglia nelle sue fasi più difficili e nei momenti di cambiamento che rientrano nella norma e non nella patologia, armonizzando le relazioni nella coppia e nel nucleo familiare e proponendo nuove strategie di incontro per genitori e figli. “Quella del consulente familiare è una figura che possiamo dire aiuta e sostiene il cambiamento, è ascolto che accompagna” – conclude la dottoressa Battigaglia – Per questo motivo ci teniamo a promuovere la giornata del 28 maggio, sensibilizzando su questa forma di supporto”.

fonte https://valdarnooggi.it/

TEOLOGIA E SCIENZE UMANE: INTEGRAZIONE POSSIBILE?

THEOLOGY AND HUMAN SCIENCES: A POSSIBLE INTEGRATION?

Sandro Panizzolo

Rettore del Seminario Maggiore di Padova

ABSTRACT

Il contributo richiama dapprima alcuni modelli non corretti, dualistici (resistenza, indifferenza) o monistici (resa), della relazione tra teologia e scienze umane; poi recensisce alcune forme di dialogo che rimangono ancora insufficienti (ancillare, pragmatica, teoretica, non empatetica); infine indica i presupposti e il punto d’incontro che possono portare ad una piena integrazione tra le due discipline. I presupposti di questa integrazione sono la svolta antropologica della teologia e la svolta teologica dell’antropologia. Esse permettono che si trovi nella trascendentalità dell’esperienza categoriale dell’uomo il punto d’incontro tra teologia e scienze umane. In questa prospettiva, la teologia offrirà alle scienze umane il quadro di un’antropologia aperta alla trascendenza; le scienze umane approfondiranno i dinamismi vitali, consci o inconsci, dell’apertura dell’uomo al Mistero.

The contribution draws attention to begin with to some incorrect dualistic (resistance, indifference) or monistic (surrender) models of the relationship between theology and the human sciences; it then reviews some forms of dialogue that remain insufficient (ancillary, pragmatic, theoretical, non-empathetic), before concluding by indicating the presuppositions and common ground that are able to lead to a comprehensive integration of the two disciplines. The prerequisites of a similar integration are an anthropological shift where theology is concerned and a corresponding theological shift in anthropology. This would enable the transcendentalism of the categorical human experience to become the meeting point between theology and the human sciences. From this perspective, theology will be able to offer the human sciences the framework of an anthropology receptive to the idea of transcendence; the human sciences will gain a deeper knowledge of the vital dynamisms, conscious or otherwise, of man’s openness to mystery.

La famiglia soggetto di evangelizzazione

In questo momento di emergenza sanitaria mondiale, con conseguenze dolorose sul piano fisico ed emotivo, tutti gli impegni della nostra quotidianità scanditi da una iperattività coattiva, sono state sospese. Il mondo in maniera quasi surreale, all’improvviso si è fermato. Allo stesso modo, anche i momenti liturgici hanno subito una battuta d’arresto costringendo le famiglie a prendere in mano le loro situazioni relazionali dal punto di vista affettivo e situarle in un nuovo orizzonte di senso.

Questo capovolgimento di regole, sembra far emergere nell’animo di molti cattolici una soave nostalgia dei luoghi di culto, far comprendere l’importanza di sentirsi membra dello stesso corpo e soprattutto l’esigenza di un “totalmente Altro” come realmente presente. Non recandoci più in parrocchia e non vivendo più un ormai automatismo liturgico, sembra che la nostra fede viva una condizione fuori dal tempo e fuori dalle categorie rigide in cui l’avevamo ingabbiata. Ma in questo momento di impossibilità ai sacramenti reali, interrompiamo anche il rapporto con Dio? E’ possibile ancora alimentare la nostra fede in maniera comunitaria? Come può un parroco ripensare il rapporto tra parrocchia e famiglia? E come può ancora portare l’annuncio Evangelico? Forse è davvero giunto il momento di riscoprire il significato di “essere chiesa”, e di vivere il “we-relation-family” proprio rimanendo a casa, nelle nostre famiglie, intraprendendo una nuova collaborazione sinergica con il parroco locale che ci è stato donato. Entrambe le parti, la famiglia ed il sacerdote, hanno l’occasione di coltivare una relazione diversamente ecclesiale dandosi appuntamento su uno stesso terreno di gioco, aiutati dall’avvento di una pastorale digitalizzata grazie all’uso dei mezzi di comunicazione.

La parrocchia come tutti sappiamo si basa su tre pilastri: “Catechesi, Liturgia e Amore”. Partendo da questa consapevolezza, come possiamo in questo momento sentirci una sola famiglia parrocchiale alimentando il significato sostanziale della comunione?

Mettiamo al centro per esempio la catechesi che ogni parroco è tenuto a fare alla famiglia: come si può configurare un percorso pratico idoneo per il raggiungimento di tale obiettivo? Fino ad oggi la catechesi è stata settorializzata e l’insegnamento dottrinale è stato demandato al parroco e agli operatori pastorali permettendo così ai genitori di non sentirsi responsabili dell’educazione alla fede dei propri figli.

Adesso, in questo tempo di crisi, le cose si possono ribaltare! Il sacerdote può scegliere un tema da trasmettere alla famiglia, come per esempio la questione della FEDE, una delle virtù teologali ereditate dal battesimo. Ne può spiegare i contenuti dal punto di vista biblico e magisteriale attraverso l’uso di video, canali di messaggistica istantanea, comunicazione creativa, etc…e può chiedere al nucleo famigliare di porsi in ascolto. A quel punto saranno i genitori stessi ad assumersi il compito primario di veicolare il messaggio spirituale ai propri figli in base alle varie fasce di età,  con l’aiuto di strumenti pedagogici adatti, quali quiz biblici, il gioco simbolico (a questo proposito invito a guardare gli sketch di Giovanni Scifoni e simili per prendere spunto), filmati, schede interattive, disegni, oppure momenti di preghiera familiare, tenerezze affettive, l’accensione di una candela al buio con musica di sottofondo, dialogo costruttivo, in modo tale da poter non solo rinsaldare la relazione familiare in sé, ma anche assaporare la bellezza feconda e salvifica di un Dio che continua a voler camminare con l’uomo. Nel frattempo, la chiesa avendo già provveduto per mezzo dei vescovi a dare disposizioni canoniche per tutti in merito all’assunzione dei sacramenti (Confessione ed Eucarestia), guida ad esplorare nuovi possibili luoghi teologici in cui la fede può trovare realizzazione concreta in riferimento al significato di “Catechesi, Liturgia e Relazione”. Il discorso teologico e soprattutto pastorale relativo al rapporto tra famiglia e parrocchia a questo punto comincia a farsi serio per qualche studioso ma per il momento, gustiamo la gioia d’aver compreso come ogni famiglia può riscoprirsi soggetto attivo e privilegiato di evangelizzazione. Ogni parroco, in questo modo, sarebbe ben felice di interagire e di ascoltare le risonanze che ogni componente familiare vorrà confidargli come risultato positivo di una rinnovata e confermata alleanza.

Giulia Battigaglia – Consulente Familiare